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Un giorno d’estate del 2018 ho notato un breve articolo su un giornale locale mentre pranzavo seduta sulla mia scrivania a lavoro; il forum spaziale austriaco (Austian Space Forum) stava facendo delle selezioni per una nuova classe di astronauti analogici. Sembrava un’opportunità straordinaria, quindi ho immediatamente controllato il sito web. Nei giorni successivi ho velocemente preparato ed inviato la mia domanda.
Non avrei mai pensato che un giorno sarei potuta diventare un astronauta analogico. La mia carriera ha avuto un percorso molto tortuoso, legato da una sola costante, la gioia di imparare.
Da bambina i miei migliori amici erano i libri. Ho condiviso la passione per l’astronomia e la natura di mia mamma e quella per i treni, gli aeroplani e lo spazio del mio papà. Abbiamo parlato e discusso sempre di ogni cosa , gli sono molto grata per aver creduto sempre in me e per avermi fatto sapere che sarei potuta diventare qualsiasi cosa volessi diventare.
A differenza di quelli che sanno fin dalla tenera età che vogliono diventare un pompiere, un dottore o un astronauta, io non ho mai avuto un lavoro dei sogni. Come diceva Albert Einstein “Non ho talenti speciali. Sono soltanto appassionatamente curioso”.
Dopo il liceo volevo vedere il mondo, così ho attraversato l’oceano per lavorare
come ragazza alla pari per un anno in Virginia. Dopodiché ho deciso di studiare una materia che mi ha sempre affasciata, la biologia. Quindi sono andata all’università di Berlino e ho frequentato tutte le lezioni che potevo, dall’anatomia alla paleontologia e alla genetica e ho finito per frequentare un master in microbiologia. Cambiare con le mie stesse mani il DNA delle cellule E.coli è stata un’esperienza straordinaria. Mi sono innamorata e stavo crescendo tre figli, il tutto mentre stavo frequantando un altro master in ingegneria, insegnavo, lavoravo in un laboratorio ambientale e avevo recentemente iniziato a guidare un gruppo per il controllo delle malattie infettive presso un dipartimento sanitario locale.
Ora sono una studentessa di dottorato in sanità pubblica in Germania. Studio il modo in cui le organizzazioni sanitarie possono ottimizzare il loro lavoro, in modo che i cittadini possano trovare, comprendere ed utilizzare al meglio le informazioni su argomenti riguardanti la salute ambientale in modo da fare scelte di vita consapevoli e condurre una vita sana. Cerco di costruire ogni nuova cosa che faccio o studio su esperienze che ho già condotto. Vedo connessioni e possibilità ovunque e cerco di integrarle nel lavoro e nella vita.
Una tarda sera d’autunno in ottobre stavo lavorando al mio progetto di ricerca quando un’e-mail apparve nella mia casella di posta. Era un invito ad Innsbruk, in Austria, per un intenso weekend di selezione insieme ad altre 30 candidati. Più di 100 persone provenienti da tutta l’Europa avevano fatto domanda. La mia domanda era stata accettata ed ero davvero felice. Un mondo totalmente nuovo si stava aprendo davanti ai miei occhi.
Quando ho incontrato per la prima volta gli altri candidati, un gruppo notevole di professionisti di talento, la “sindrome dell’impostore” si è impossessata di me. Ma non c’è voluto molto per farci diventare una squadra unita con un unico obiettivo. Il duro processo di selezione aveva ridotto il nostro gruppo a 16 ed infine ad 8. Abbiamo svolto dei test di idoneità fisica, resistenza, abilità motorie, capacità di lavoro di squadra, creatività, pazienza e altre attività. Mi sono sentita nel mio elemento, come un pesce nell’acqua e mi sono resa conto che spesso i nostri maggiori ostacoli sono quelli che ci costruiamo nella nostra testa, convalidati dall’assenza di modelli di ruolo. Quando finalmente sono stata scelta come unica astronauta analogica donna nella classe del 2019, mi sono sentita euforica, orgogliosa e anche responsabile di essere un buon modello per gli altri. Sebbene il genere non abbia avuto un ruolo nel processo di selezione, la tuta con la quale si allenano gli astronauti analogici, pesa 50 kg e purtroppo crea un problema durante il processo di selezione.
Ora, oltre a testare simulatori di tuta spaziale e a svolgere missioni sul campo, siamo il volto pubblico del Forum e ambasciatori STEM nei media e in occasione di eventi educativi. Ciò contribuisce in modo significativo a inspirare ed educare i giovani alla scienza, alla tecnologia e all’ingegneria.
La qualità dell’istruzione è uno dei 17 Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. Questi obiettivi sono interdipendenti e comprendono la buona salute e il benessere, comunità sostenibili, acqua pulita e servizi igenico-sanitari, consumo e produzione responsabili, equità di genere ed energia pulita. Quando ci prepariamo per andare su altri corpi celesti, dobbiamo assicurarci di imparare dai nostri errori passati, dalla costruzione di insediamenti sostenibili all’utilizzo responsabile delle risorse locali e tutto il resto. Oggi come astronauta analogico, e professionista della salute pubblica, questi 17 obiettivi sono alla base di tutto ciò che faccio.
Quando inviai quella domanda non pensavo di avere una possibilità, ma so che non mi sarei mai perdonata di non averci provato. Essere selezionata è stata per me una lezione per avere più fiducia in me stessa e per incoraggiare me stessa ed altri ad avventurarsi in nuove esperienze, non solo per crescere ma anche per restituire.
Tradotto da: Federica Torre.
Federica ha conseguito una laurea in Ingegneria meccanica presso la SUPSI, Scuola Universitaria della Svizzera Italiana (Manno, CH), ora frequenta un master in Addditive manufactiring presso il medesimo istituto.
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Jamy-Lee Bam, Data Scientist, Cape Town
Paarmita Pandey, Physics Masters student, India
Nesibe Feyza Dogan, Highschool student, Netherlands
Una, writer and educator
Radu Toma, Romania
Financier and CEO, USA
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