Non molto tempo dopo il mio ritorno ad Amman, ho ottenuto una cattedra di all’università Hashemita. Questa università è stata costruita lungo un’autostrada che porta al confine siriano, a circa cinquanta minuti di distanza dalla casa della mia famiglia. Ero solita scherzare con me stessa circa il fatto che, se ne avessi avuto voglia, avrei potuto saltare la lezione, guidare fino a Damasco e tornare indietro per l’ultima lezione della giornata. Ma ovviamente la guerra ha cambiato tutto.
Un tragitto di un’ora potrebbe sembrare un peso, ma in realtà mi piace guidare e faccio tesoro del tempo speso in macchina. Avrei ascoltato audiolibri per tutto il tragitto e il pendolarismo sarebbe diventato un vero viaggio intellettuale. Ricordo ad esempio una volta in cui “Teoria e pratica di ogni cosa” di Marisha Pessl mi ha colpito particolarmente. Sono rimasta in macchina un’ora in più solo per finirla ed ero in uno stato di totale stupore per il resto della giornata.
All’università non avevo un computer per lavoro e ho dovuto usare un vecchio apparecchio fino alla fine del mio primo anno. Volevo mettere su il mio laboratorio, ma l’università aveva pochissime risorse e spazio. Ero stata addestrata dai migliori e sapevo come costruire un laboratorio di ricerca di alto livello. Mi ci sono voluti molti tentativi prima di trovare, finalmente, i finanziamenti per costruirne uno.
Poi ho iniziato a sfogliare le ultime pubblicazioni scientifiche cercando di trovare la giusta strada, la giusta domanda, o un jolly che mi permettesse di competere a livello internazionale. Era il 2006. La mia instancabile ricerca mi ha portato a studi che erano stati appena pubblicati sulle caratteristiche genetiche delle popolazioni isolate. In tali popolazioni omogenee, i fattori di rischio genetico sono più facili da identificare a causa del fatto che i ricercatori hanno meno variabili da mantenere costanti. Ciò ha fornito informazioni su nuovi fattori di rischio genetico per malattie multiple tra cui il diabete, la schizofrenia e le malattie cardiovascolari. All’improvviso ho detto a me stessa: “Ho una popolazione così omogenea qui in Giordania, proprio dietro casa – in realtà, non una sola, ma ben due!”
In Giordania abbiamo due popolazioni geneticamente isolate, i circassi e i ceceni. Sono stati isolati geograficamente e culturalmente per più di mille anni nelle rispettive regioni e negli ultimi 140 anni in Giordania. Queste popolazioni erano probabilmente geneticamente omogenee a causa dei loro schemi di matrimonio endogamo e dei forti confini comuni. Avevo fatto centro. Avevo trovato un’area di ricerca che mi avrebbe permesso di contribuire alla scienza di livello mondiale. Così decisi di studiare rigorosamente i genomi di queste due popolazioni.
Ho parlato con diversi anziani circassi e ceceni, ho letto la loro storia in dettaglio e ho iniziato a tracciare lo sviluppo di entrambi i popoli nel corso dell’ultimo millennio.
Ho fondato il mio laboratorio e ho riunito un team composto da un antropologo, un epidemiologo e un biochimico. Questo tipo di ricerca e collaborazione multidisciplinare era piuttosto raro in Giordania. Io e il mio gruppo abbiamo optato per un approccio inclusivo, reclutando scienziati dalle due comunità sotto esame.
Abbiamo condotto un’attenta indagine genetica su entrambe le comunità, offrendo allo stesso tempo consulenza medica, analisi del sangue e studi genealogici completi. Tutti erano estremamente cooperativi ed entusiasti. Pazientemente, abbiamo creato una banca dati di DNA e pubblicato diversi articoli che descrivono in dettaglio schemi di malattie come il diabete, la sindrome metabolica e l’ipertensione tra i circassi e i ceceni in Giordania. Abbiamo anche condotto analisi del genoma e scoperto un nuovo fattore di rischio genetico per il diabete.
Abbiamo stabilito legami con l’ospedale pediatrico di Filadelfia sull’analisi del DNA che continua ancora oggi. Contrariamente alla norma nella regione, dove la ricerca è spesso iniziata in Occidente e gli scienziati dei paesi in via di sviluppo sono cooptati, questa collaborazione è iniziata in Giordania ed è stata avviata dal nostro laboratorio. È così che ho imposto me stessa e il mio gruppo come esperti mondiali su queste due popolazioni, creando così una nicchia competitiva.
Nel corso degli anni, sono stata contattata da scienziati provenienti da istituzioni di alto livello al fine di integrare le nostre scoperte nel loro lavoro. I team di ricerca di Berkeley e dell’Università di Copenaghen hanno incorporato i nostri studi sul DNA nelle loro analisi delle antiche stirpi e migrazioni umane attraverso l’Eurasia, il più grande continente sulla Terra, che comprende tutta l’Europa e l’Asia, grazie alla nostra esperienza sulle popolazioni della regione.
A livello locale, ho istituito un laboratorio di ricerca all’avanguardia. Divenne rapidamente un paradiso per gli studenti, e un modello che altri scienziati della regione hanno cercato di emulare. Il mio gruppo ed io siamo stati anche in grado di servire le due comunità che abbiamo studiato condividendo informazioni e costruendo alberi filogenetici per aiutare a preservare la loro etnia, storia e cultura, riconoscendo nel contempo il loro contributo alla scienza e al progresso della salute umana.
Questa è una delle “sciarpe” che indosso, quella di uno scienziato che ha costruito un database del DNA che è in uso ancora oggi e che ha aperto molte aree di ricerca per altri scienziati. Il viaggio ha certamente avuto le sue sfide, ma la persistenza e la creatività possono ispirare il cambiamento. Le opportunità emergono dall’indagare domande che ci rendono unici e soddisfano le esigenze delle nostre popolazioni. Questo è il mio principio guida anche per le altre quattro sciarpe che indosso; quella di madre, insegnante, imprenditrice sociale e femminista.
La storia è stata realizzata e curata da Meher Daultana e Ghina M. Halabi, basata sul libro di Dajani “Five Scarves, Doing the Impossible“, che parla delle cinque “sciarpe” che indossa. Il libro è stato recensito da Nature e pone una notevole inchiesta; se la scienza può decodificare le forme di vita embrionali, perché non è possibile stabilire una svolta simile nel perseguimento della parità di genere?
Illustrazione a cura di Reine Defranco, rappresenta l’immagine di una donna che ha cercato ispirazione nella sua regione e, di conseguenza, ha costruito nuovi edifici e spazi per la ricerca che alzano la sua scrivania e la collocano in una posizione di maggiore influenza positiva. Le sue cinque sciarpe la circondano e la supportano mentre costruisce le basi per il suo laboratorio all’Università di Hashemite. In lontananza, Reine include le bandiere circassa e cecena, le popolazioni a cui si collega l’autore per iniziare il suo viaggio.
Tradotto da Francesca Melle.
Francesca ha conseguito una laurea in Nanobiotecnologie presso l’Università del Salento (Lecce), al seguito della quale si è trasferita nel Regno Unito, dove sta svolgendo un Dottorato in ingegneria chimica presso l’Università di Cambridge.
Jamy-Lee Bam, Data Scientist, Cape Town
Paarmita Pandey, Physics Masters student, India
Nesibe Feyza Dogan, Highschool student, Netherlands
Una, writer and educator
Radu Toma, Romania
Financier and CEO, USA
Yara, Lebanon
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